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Masochismo

Immagine del redattore: Dott.ssa Camilla PersicoDott.ssa Camilla Persico

Aggiornamento: 3 feb

Il concetto di dolore e sofferenza gioca un ruolo fondamentale nel masochismo, poiché l'esecuzione di comportamenti specifici, che possono risultare spiacevoli, dolorosi o umilianti, è percepita come una forma di pieno appagamento e soddisfazione, simile a un'esperienza orgasmica.


Masochismo: di cosa si tratta, con la Psicologa Camilla Persico
Masochismo: di cosa si tratta, con la Psicologa Camilla Persico

Il DSM 5 cerca di ridurre la patologicità di questo disturbo, classificando molte pratiche simili come facenti parte di atti legati al bondage e al BDSM in generale, senza considerarle come problematiche a meno che non causino significativi danni o disagi al soggetto coinvolto.


Per comprendere appieno i Disturbi legati al Masochismo e al Sadismo Sessuale, è essenziale fare chiarezza sul concetto di BDSM, il cui acronimo si riferisce a:


  • Bondage e Disciplina (legame e controllo)

  • Dominanza e Sottomissione (aspetti di potere nelle dinamiche interpersonali)

  • Sadismo e Masochismo (pratiche legate al piacere nel causare o subire dolore).


Il BDSM è una forma di gioco di ruolo che non riguarda solo l'aspetto sessuale, ma include anche dinamiche psicologiche tra persone consenzienti. I ruoli in questi giochi possono cambiare e coinvolgere più partecipanti, ma il concetto centrale rimane il "gioco di potere". Questi scambi di potere si concretizzano in una varietà di giochi di ruolo, che possono comprendere rituali particolari (come far inginocchiare un partner, o l'uso di titoli specifici), umiliazione, limitazione dei movimenti o privazione sensoriale.



Dunque, il BDSM e la sua natura non patologica

Parlare di BDSM non implica automaticamente associarlo a una condizione patologica o disturbata, ed è importante notare che la comunità BDSM ha lottato per essere riconosciuta come parte integrante della comunità LGBTQUIA, rivendicando la sua legittimità come orientamento sessuale senza legami con malattie mentali. In effetti, molti considerano il BDSM come una forma di espressione sessuale alternativa e non come una devianza.



La diagnosi del Disturbo da Masochismo Sessuale

Per formulare una diagnosi di Disturbo da Masochismo Sessuale, è necessario che si verifichino determinate condizioni specifiche. Innanzitutto, è richiesta una forte attrazione erotica e sessuale (che può manifestarsi in fantasie o in comportamenti reali) per atti di legatura, umiliazione, percosse e altre forme di sofferenza fisica, anche se queste pratiche vengono realizzate in modo non simulato e persistono per almeno sei mesi.

Oltre a ciò, è fondamentale che tale comportamento diventi egodistonico, cioè che crei un conflitto significativo nell'individuo in diverse aree della sua vita (lavorativa, sociale, relazionale), portando a disagio e difficoltà.


Il DSM-5 (APA, 2013) distingue tra comportamenti parafilici e il concetto più complesso di disturbo parafilico, che richiede il soddisfacimento di specifici criteri. Un esempio di parafilia che viene considerato è l’asfissiofilia, che implica l'eccitazione sessuale derivante dalla limitazione della respirazione. Sebbene questa pratica possa essere parte di comportamenti BDSM, è particolarmente pericolosa, specialmente durante l'autoerotismo, poiché aumenta notevolmente il rischio di danni fisici, inclusi casi fatali, per via della limitazione della respirazione.


Va precisato che il masochismo sessuale, che include pratiche come quelle nel BDSM, è oggi considerato una modalità «estrema» della sessualità, ma non necessariamente associata al Disturbo Parafilico. In questo contesto, gli interventi terapeutici diventano rilevanti solo quando il comportamento causa un significativo disagio, evolvendo in una forma di «dipendenza» o di egodistonia, ossia quando il soggetto non riesce a integrarlo in modo sano nel proprio funzionamento quotidiano.



Nuove prospettive sulla ricerca scientifica

Negli ultimi anni, la ricerca scientifica sull'argomento ha preso una piega più positiva, cercando di evitare giudizi patologici e presentando il BDSM sotto una luce meno stigmatizzante.


A riguardo, il contributo di un gruppo di ricerca belga è stato particolarmente significativo perché ha affrontato il tema del BDSM in modo nuovo e più completo, cercando di andare oltre i pregiudizi e le concezioni patologizzanti che spesso circondano queste pratiche.

Hanno fatto questo redigendo la prima revisione sistematica della letteratura sul BDSM, che significa che hanno esaminato tutte le ricerche scientifiche esistenti sull'argomento, raccogliendole e analizzandole con un approccio metodico.

L'obiettivo di questo lavoro era quello di comprendere il BDSM non solo dal punto di vista psicologico, ma anche da quello biologico e sociale. Questo approccio biopsicosociale è importante perché non si limita a guardare l'aspetto mentale e emotivo delle pratiche BDSM, ma considera anche come il corpo reagisca a queste esperienze (ad esempio, come il cervello gestisce il dolore e il piacere) e come la società influenzi la percezione e l'accettazione di tali pratiche.

Un altro aspetto innovativo di questa ricerca è stato l’approccio dimensionale utilizzato per comprendere gli interessi e le pratiche legate al BDSM. In pratica, i ricercatori non hanno cercato di suddividere il BDSM in categorie rigide, ma hanno considerato la varietà e la diversità di esperienze che esistono. In questo modo, hanno costruito una sorta di continuum.

Da un lato ci sono le fantasie di BDSM, che molte persone possono avere senza mai esplorarle o metterle in pratica, mentre dall'altro lato ci sono coloro che integrano queste pratiche in modo regolare e costante nella propria vita quotidiana.

L’idea di questa scala serve a mostrare che il BDSM non è un fenomeno monolitico, ma che può essere vissuto in molteplici modi, da un semplice interesse fino a un vero e proprio stile di vita.

I dati raccolti suggeriscono che una parte significativa della popolazione ha almeno una volta nella vita avuto fantasie legate al BDSM, e che circa metà delle persone ha anche provato alcune di queste pratiche. Questo è un dato interessante perché dimostra che il BDSM non è una pratica limitata a pochi, ma che è relativamente diffuso, anche se magari non è sempre discusso apertamente.

Inoltre, c'è anche un piccolo gruppo di persone che vive il BDSM come una parte fondamentale della propria vita, al punto che lo integra in tutte le sue sfere quotidiane, come un modo di essere, di pensare e di relazionarsi con gli altri.


Il senso profondo di questa ricerca sta nel fatto che il BDSM è stato visto sotto una luce più comprensiva e meno giudicante. Non viene più considerato solo un comportamento deviante o patologico, ma viene trattato come una pratica che, per molte persone, può essere un modo di vivere, un orientamento sessuale, o anche una forma di svago. L'importante è che sia sempre consensuale, che rispetti i limiti e i desideri di tutti i partecipanti, e che non causi danni fisici o psicologici. Questo approccio ha contribuito a ridurre lo stigma che spesso circonda il BDSM, permettendo di discuterne in modo più sano e aperto.


Fattori biologici

In particolare, l’identità sessuale e il sesso biologico sembrano influenzare i ruoli e gli interessi legati al BDSM. Ad esempio, gli uomini tendono a preferire ruoli di dominanza, mentre le donne sono più inclini a fantasie di sottomissione e preferiscono partner dominanti.

Anche la struttura dei circuiti cerebrali che gestiscono il dolore e la ricompensa potrebbe avere un ruolo nell’orientamento verso il BDSM, sebbene non si possa escludere che questi sistemi si adattino nel tempo in risposta alle pratiche stesse.

L’età sembra anch'essa influenzare le preferenze: le persone di età più avanzata tendono ad identificarsi come dominanti, mentre quelle più giovani si avvicinano maggiormente alla sottomissione.


Fattori psicologici

I risultati di uno studio incluso nella revisione hanno mostrato che le persone che praticano BDSM tendono ad avere una minore instabilità emotiva, una maggiore estroversione, una predisposizione a sperimentare nuove esperienze, e sono più coscienziose e meno compiacenti. Inoltre, gli stili di attaccamento di queste persone evidenziano una minore sensibilità al rifiuto, una maggiore fiducia nelle relazioni e una ridotta necessità di approvazione esterna.

Un altro studio ha trovato una maggiore prevalenza di masochismo tra persone con disturbo borderline di personalità, ma questi risultati necessitano di ulteriori verifiche a causa delle dimensioni ridotte del campione.

Allo stesso modo, un altro studio ha evidenziato livelli più alti di narcisismo tra chi pratica BDSM rispetto ad altri gruppi, suggerendo un possibile legame tra tratti di personalità del cluster B e il coinvolgimento nel BDSM, ma anche in questo caso sono necessari ulteriori approfondimenti. Alti livelli di ricerca di esperienze forti e impulsi potrebbero favorire il desiderio di esplorare il BDSM in modo più intenso.

Un’altra ipotesi è che lo stile genitoriale vissuto durante l’infanzia e il modello di coppia osservato dai genitori possano influenzare la visione delle dinamiche relazionali future, ma questa connessione richiede ancora una maggiore esplorazione. Ad esempio, se uno dei genitori aveva un ruolo autorevole nella relazione, il bambino potrebbe crescere con una visione delle dinamiche di potere più accentuata nelle sue relazioni future.

Infine, anche se alcuni studi preliminari suggeriscono che i traumi sessuali possano essere legati agli interessi BDSM, la ricerca attuale non ha dimostrato una relazione causale tra i due.


Fattori culturali

La cultura e l’ambiente in cui una persona cresce sembrano avere un impatto significativo sull’orientamento verso il BDSM. Le persone che vivono in contesti più liberali, come ad esempio in aree urbane, tendono ad avere una visione più favorevole verso il BDSM. Inoltre, il livello di istruzione sembra essere correlato all’interesse per queste pratiche, con una percentuale elevata di praticanti BDSM che ha almeno una laurea.

Anche le scelte dei partner e la possibilità di entrare in contatto con la comunità BDSM, sia online che tramite club dedicati, giocano un ruolo nel definire l'intensità dell'interesse per il BDSM.



Origine del masochismo sessuale secondo Edmund Bergler

Secondo Edmund Bergler, il masochismo sessuale ha le sue radici nella megalomania infantile. Da piccoli, i bambini tendono a vedersi come il centro dell'universo e reagiscono con forza alle frustrazioni che incontrano. Tuttavia, poiché il loro sistema muscolare non è completamente sviluppato, non sono in grado di esprimere la loro rabbia attraverso la violenza fisica.

Di conseguenza, la loro reazione si manifesta in pianti, urla, e in alcuni casi con azioni come sbattere i piedi o sputare.

La risposta dei genitori, spesso arrabbiata, si traduce in punizioni e frustrazioni che colpiscono il bambino. In questo scenario conflittuale, il bambino non riesce a prevalere e, incapace di esprimere la propria aggressività esternamente, indirizza questa energia verso se stesso, sviluppando una forma di masochismo psicologico. Il masochista, in questo caso, è colui che sembra trarre piacere dall’essere percosso o umiliato, specialmente durante l'attività sessuale.



Il masochismo e l'eccitazione sessuale secondo Wilhelm Reich

Wilhelm Reich ha suggerito che il masochista non cerca direttamente il dolore o l’umiliazione, ma un’ulteriore eccitazione sessuale. In altre parole, il piacere che provano non nasce dalle percosse o dalle umiliazioni in sé, ma dall'eccitazione che segue a questi atti.

Questa distinzione porta a una differenziazione tra il "masochista classico" e il "masochista psichico", la cui principale differenza risiede nel modo in cui il masochista ricerca la sofferenza: nel masochista psichico, è l'umiliazione, e non il dolore fisico, a stimolare l'eccitazione sessuale. In entrambi i casi, però, il cuore del problema masochistico è l'incapacità di esprimere il desiderio sessuale in modo sano, se non in contesti che comportano umiliazione, degradazione e dolore, condizioni in cui l'individuo perde il rispetto di sé.



Masochismo come perdita del rispetto di sé

Il masochismo può essere definito come una condizione psicologica in cui l'individuo ha perso il rispetto per se stesso. È un fenomeno che emerge spesso da un forte senso di inferiorità, che viene compensato da un atteggiamento di superiorità interiore. In effetti, il masochista non prova un vero dispiacere dalle percosse o dalle umiliazioni, ma un piacere legato al rilascio di tensione. Questo piacere è associato a una distensione che, per paura di affrontare emozioni più dirette o di lasciarsi andare completamente, può essere vissuta solo in un contesto di sofferenza.



Le radici psicologiche del masochismo: l'influenza dei genitori

Ogni caso di masochismo, secondo Bergler, ha radici nel disprezzo e nelle svalutazioni che i genitori possono aver mostrato nei confronti della personalità del bambino. Il masochista non sviluppa un senso di orgoglio di sé, semplicemente perché non ha avuto l'opportunità di crescere con un'immagine positiva di sé stesso e del proprio corpo.

La sessualità, infatti, non può essere separata dal corpo e dalla personalità.

Le dinamiche familiari, come le liti violente tra i genitori, che esplodono sia in modo esplicito che sotterraneo, creano un modello di relazione che il bambino interiorizza.

Questi conflitti e le successive svalutazioni e umiliazioni tra i genitori diventano un "copione" che il bambino adotta, anche come una sorta di difesa psicologica contro la temuta "castrazione", che si manifesta nel suo comportamento sessuale.



Approccio terapeutico: dinamiche transferali e il ruolo del terapeuta

A livello terapeutico, è fondamentale affrontare le dinamiche transferali, poiché paziente e terapeuta possono inconsapevolmente riprodurre comportamenti sadomasochisti nel contesto della relazione terapeutica.

In questa situazione, il terapeuta lavora per superare le resistenze del paziente, aiutandolo a esplorare e a rielaborare la sofferenza emotiva, aprendo il paziente alla possibilità di un transfert positivo e di una relazione sana e costruttiva. Inoltre, il terapeuta aiuta il paziente a mantenere il controllo sui suoi impulsi autodistruttivi e a gestire in modo equilibrato le dinamiche legate alle sue pratiche sessuali.

In questo processo, il terapeuta diventa una guida nel mondo delle "perversioni" e delle componenti "atipiche" portate dal paziente, favorendo una comprensione più profonda e una gestione più sana di tali impulsi.


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